La cubbàita è un dolce croccante a base di mandorle siciliane, miele e zucchero. In Sicilia la si trova soprattutto nelle province di Trapani, Siracusa e Catania, ed è spesso venduta sulle bancarelle durante feste religiose, sagre e fiere di paese, la sua preparazione si tramanda da generazioni e con metodi artigianali.
L’origine della cubbàita risale al periodo della dominazione araba in Sicilia, tra il IX e l’XI secolo. Furono proprio gli arabi a introdurre nell’isola l’uso del miele, delle mandorle e dei semi di sesamo nella preparazione dei dolci.
Il nome “cubbàita” deriva dall’arabo qubbayt, che indicava un dolce a base di frutta secca e miele, molto simile a quello che conosciamo oggi. In alcune zone della Sicilia orientale, viene chiamata anche “giuggiulena”, dal termine dialettale che indica i semi di sesamo, utilizzati in alcune varianti.
Come si prepara la Cubbàita di mandorle
Esistono diverse versioni della cubbàita, a seconda della zona e della tradizione familiare: c’è chi la prepara con le mandorle pelate, per un risultato più delicato, chi invece preferisce le mandorle con la buccia, (come le nostre mandorle sgusciate siciliane), per mantenere il gusto più rustico e deciso.
Alcuni arricchiscono la superficie con una spolverata di granella di pistacchio, per dare un tocco di colore e una nota aromatica in più.
Qualunque sia la variante, la qualità degli ingredienti fa la differenza. Per una cubbàita autentica, ti consigliamo di scegliere mandorle siciliane e miele locale, come quelli che trovi nel nostro shop.
Ti proponiamo la ricetta originale della cubbàita che puoi fare a casa: è molto semplice e prevede solo tre ingredienti: zucchero, miele e mandorle tostate. Tutto il gusto nasce dalla qualità della materia prima e dalla lavorazione fatta a mano.
Ingredienti
- 300 g di mandorle tostate siciliane con la buccia – Le puoi acquistare qui.
- 250 g di zucchero semolato.
- 150 g di miele.
Procedimento
- Tosta le mandorle: se hai acquistato le mandorle senza tostatura, mettile in una padella antiaderente a fuoco medio e girale spesso finché non diventano dorate e profumate. Poi mettile da parte.
- Prepara il caramello: in una casseruola dal fondo spesso, versa lo zucchero e il miele. Mescola a fuoco basso finché lo zucchero non si scioglie completamente e il composto diventa ambrato. Fai attenzione a non bruciarlo.
- Aggiungi le mandorle: versa subito le mandorle nel caramello e mescola velocemente con un cucchiaio di legno, in modo che si amalgamino bene.
- Stendi l’impasto: versa il composto su un piano di marmo leggermente unto (oppure su un foglio di carta forno resistente al calore). Con una spatola o con un limone tagliato a metà, livella rapidamente fino a ottenere uno spessore uniforme di circa mezzo centimetro.
- Taglia prima che indurisca: quando è ancora caldo ma non troppo liquido, taglia la cubbàita in rettangoli o rombi con un coltello affilato. Se aspetti troppo, si indurisce e diventa difficile da tagliare.
- Lascia raffreddare completamente a temperatura ambiente. Una volta fredda, puoi conservare la cubbàita in un contenitore ermetico anche per alcune settimane.
Quando si consuma la cubbàita
La cubbàita è un dolce che, da sempre, accompagna i momenti di festa e in Sicilia viene preparata soprattutto in occasione di ricorrenze religiose e popolari, come il Natale, la Settimana Santa, o durante le feste patronali nei vari paesi dell’isola. È il classico dolce da “strada”, che si acquista camminando tra le bancarelle, da sgranocchiare mentre si passeggia. Non manca mai nei mercatini dell’Immacolata, nelle sagre di paese o durante le processioni.
Come si dice ancora oggi tra le bancarelle: “Cu si mancia ‘na cubbàita, s’addolcisce puru l’arma” – chi mangia una cubbàita, si addolcisce anche l’anima.
Vogliamo lasciarvi con una citazione del grande scrittore siciliano, Sergio Camilleri, che riteneva la cubbàita molto più che un semplice dolce: per lui rappresentava un’esperienza da gustare con calma, lontano dalla fretta moderna. In un suo “Elogio della cubbàita dell’Antico Torronificio Nisseno” affermava:
«La Cubaita ti obbliga a una sua particolare concezione del tempo, ha bisogno dei tempi lunghi del viaggio per mare o per treno, non si concilia con l’aereo, con la fretta. Ti invita alla meditazione ruminante. Rende più dolce e sopportabile l’introspezione, che non sempre è un esercizio piacevole».